Articolo di Elena Lisa, su La Stampa de 29 aprile 2014 (vai all’articolo originale)

Il fatto è così raro che si fa fatica a crederci.  A Cape Town, in Sudafrica, vive un ragazzo che si chiama Wandi Kasibe e che Torino, e un torinese in particolare, proprio non riesce a scordarseli. La sua nostalgia è così grande che per farlo sapere al pianeta ha postato anche un video su YouTube. I primi a vederlo, stupiti, sono stati i suoi professori italiani.

Quattro anni fa

Quelli che lo avevano seguito nel master dell’Unesco frequentato, a Torino, quattro anni fa. Il master, frutto di una collaborazione tra Università, Politecnico, e «International Training Centre» dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – unico centro delle Nazioni Unite al mondo che forma operatori su diritti umani e norme internazionali del lavoro – era stato fondato da Walter Santagata. E Kasibe, il suo professore di Scienze delle Finanze e di Economia della Cultura, ancora non ce la fa a toglierselo dalla testa.

Perché lo ha formato – dice nel video con in testa un cappello di paglia, una camicia chiara e alle spalle le mitiche Table Mountain – e perché lo ha accolto. Ma soprattutto perché gli ha insegnato ciò che oggi si sente ripetere ovunque: che con la cultura non solo si mangia, ma che è strumento di sviluppo economico e sociale.

Il museo su Mandela

Con Santagata aveva pensato un progetto su una rete museale in SudAfrica, e a un nuovo allestimento di Robben Islan, l’isola su cui venne imprigionato Nelson Mandela. Wandi Kasibe, grazie al Master, oggi è un creatore culturale, un video-maker. E le immagini del professore su Youtube sono una prova .

Ma perché il ragazzo sudafricano ha deciso adesso, dopo quattro anni, di postare un video? Perché tra pochi giorni, il professore Santagata, che aveva fortemente voluto il master «World Heritage and Cultural Projects for Development», verrà celebrato dai suoi colleghi. Ex colleghi.

Walter Santagata è morto l’estate scorsa, all’improvviso per un infarto.

Di lui restano le idee. «Innovative, antesignane – dice Giovanna Segre che oggi insegna a Venezia, ma che di Santagata è stata il braccio destro -. Individuò nella cultura un potere economico e sociale». E resta il centro di ricerca intitolato alla figlia dove si studia come, attraverso la valorizzazione delle risorse culturali, è possibile lo sviluppo locale. Teorie innovative che sono diventate le linee guida di molti paesi in via di sviluppo.

«Ricordo quando puntò sull’enogastronomia – dice Enrico Bertacchini ricercatore del dipartimento di Economia – quando spiegò, per primo che tutelare cibi e bevande significava tutelare una comunità. E le volte in cui sosteneva che la cultura non è solo conservazione, ma innovazione, sviluppo». Insegnamenti e rapporti umani che s’intrecciano mille volte nelle aule di studio, ma che raramente meritano una dedica «in memory of» che arriva dall’altra parte del mondo.

Vedi il video su youtube.